#prayforparisSconvolti. Così si possono definire i visi di quanti questa sera hanno appreso le terribili notizie provenienti da Parigi, in diretta su quasi ogni canale televisivo possibile.
Domande su domande si sono affollate nelle menti di tutti, quando sono state confermate almeno 140 vittime ( poi 158, forse in fase di aumento) a causa dei 7 attentati, quasi contemporanei, che hanno colpito la città.
Milioni, gli occhi che hanno fissato le immagini che scorrono senza sosta in tv, commentate dai giornalisti, che continuano ad aggiornarci sulla situazione attuale di una città, che nel bel mezzo di un venerdì sera, è stata messa in ginocchio.
A poco tempo dall’attacco della sede del giornale satirico Charlie Hebdo, il capo dello stato francese Hollande, ha dovuto dichiarare lo stato di emergenza. Chiudere scuole, musei, sgombrare strade e hotel.
Una notizia come questa, in un periodo storico come il nostro, sembra quasi impossibile da credere.
Lo stato di emergenza: roba da guerra, qualcosa di cui sentiamo parlare e che vediamo in lontananza ogni giorno. Che sembra così distante dalla nostra vita, in cui i problemi quotidiani sembrano a volte insormontabili.
Bombe, sparatorie, vittime, sono termini che leggiamo e sentiamo pronunciare, ma che non affianchiamo mai a città, venerdì sera, teatro, ristorante…
Eppure, la realtà ha il cattivo gusto di esplodere dritta davanti ai nostri occhi, così come questa notte bombe e colpi di arma da fuoco sono esplosi in mezzo alla gente, agli spettatori, ad un pubblico che dal guardare la propria band preferita, si è ritrovato a pregare per la propria vita.
Davanti a tale crudeltà, a tali gesti eclatanti e terribili, non possiamo fare altro che chiederci: perché?
Perché tanto odio, freddezza, mancanza di umanità.
Dalle notizie, si parla di celebrazione, vendetta, di maschera religiosa.
Chissà questo grande Allah cosa ne penserebbe.
Cosa dunque possiamo fare? Mentre i capi di stato del mondo intero esprimono il loro appoggio e il loro cordoglio, noi possiamo usare solo poche parole, per smuovere le vostre coscienze, per tentare di tranquillizzare le nostre forse.
Il timore che più di tutti dovrebbe scuoterci, è che forse, nessuno è al sicuro.
Tuttavia, come lo stesso Hollande ha dichiarato:”Non bisogna diventare vittime della paura”.
Rialzarsi. Bisogna sempre rialzarsi. Per sostenere il nostro diritto di essere, vivere, da uomini liberi.
Lasciare che il timore invada tutti noi, non è un modo giusto per non dimenticare quelle 158 ( o più) luci che oggi si sono spente. Sarebbe celebrare questa barbarie.

La Tour Eiffel oggi è spenta.
Allo stesso modo la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza oggi, sono state spente.
Bisogna alzarsi allora, o quell’interruttore resterà spento.
10151310_1060473237317224_3704588991922668582_nManuela Gabriele
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